16 ottobre 2008

Gomorra

Cari lettori,
ultimamente la stampa italiana ed europea ha pubblicato diversi articoli su Roberto Saviano, autore del libro "Gomorra". Lo scorso Settembre è anche uscito il film. Quella che segue è una serie di interessanti recensioni dall'Inghilterra sul film in questione.

Un sequel sembra piuttosto improbabile, dato che diversi membri del cast potrebbero facilmente già finire dietro le sbarre, ma il regista Matteo Garrone può trarre conforto da una serie di eccellenti recensioni per il suo oscuro e sinistro racconto della malavita napoletana. Basato sul libro di Roberto Saviano, questa è la storia della brutale organizzazione della camorra, che regna su gran parte dell'area metropolitana di Napoli e la regione circostante.

La critica loda Garrone per la sua fosca rappresentazione della vita dei singoli individui sui vari gradini della scala della camorra, dallo "sleazy mobster" (sporco mafioso) don Ciro, che consegna denaro contante alle famiglie di criminali in prigione, ai
giovani "tearaways" (delinquenti) Marco e Ciro, che non si fermano di fronte a nulla per rimpiazzare i loro capi anziani. La maggior parte dei critici nota l'orientamento neo-realista del film con il singolare paragone con la "Città di Dio", film del regista brasiliano Fernando Meirelles sulla vita nei ghetti di Rio de Janeiro.

"Anche se sarà uno spettacolare fallimento per quelli in attesa di un film nello stile di 'Goodfellas' sullo stile di vita
teppista napoletana, il film ha una qualità nascosta che lo rende un dramma eccezionale", scrive Damon Wise per l'Empire. "[Questo è] un cupo, lento, ma ben calibrato studio della criminalità organizzata nelle aree urbane di Napoli che lascia un aspro sapore in bocca".

"Napoli è raffigurata come una fogna popolata da dannati, e una passerella di progetti di edilizia abitativa, simile a piramidi in rovina, sono all'epicentro di gran parte della trama, con uomini che si schiantano a capofitto contro una morte presentata con fredda banalità", scrive Nick Schager per il blog 'Lessons in Darkness'. " La rozza cinematografia di Garrone è radicata nella tradizione neo-realista italiana, mentre la sua storia ricorda un po' le rassegne più grandi di Robert Altman, una sintesi stilistica che, nelle mani sicure del regista, dà molto peso, vigore e visibilità al fosco ritratto di un mondo moderno che è in rapida caduta verso la rovina".

"Matteo Garrone ha creato un genere snervante del cinema neo-neorealista italiano dal libro bestseller 'Gomorra' di Roberto Saviano sul potere e sul campo d'azione della mafia napoletana: la camorra", scrive il nostro Peter Bradshaw. "Il tetro gioco di parole del titolo è quasi impercettibile, coperto dall'enorme esplosione del film. Dopo i titoli di coda, è difficile sfuggire alla paura, persino alla disperazione, che l'intera regione di Napoli e dell'Italia del Sud è adatta solo per una pioggia di fuoco dal cielo, o forse per un millennio in quarantena, come una Cernobyl etica o addirittura letterale".

Non tutti hanno belle parole per il film di Garrone, tuttavia. Cosmo Landesman del Sunday Times prende la mira sull'incapacità nichilista del film ad attrarre il suo pubblico.

"Garrone vuole ritrarre una società in cui la criminalità non è un'aberrazione, ma la norma", egli scrive. "Questo è bene, ma, alla fine, è difficile sapere che cosa il pubblico dovrebbe provare, poiché il film sembra sostenere la tesi piuttosto evidente che la camorra è un branco di bruti che fanno male per la società: ma guarda un po', chi l'avrebbe mai detto! Noi non siamo lasciati con un senso di indignazione o rabbia nei loro confronti, quindi alla fine ci ritroviamo solo con un altro film sulla mafia che cerca - e non ci riesce - di intrattenerci".


Tratto da:
You Review: Gomorrah
su Guardian.co.uk, 13 ottobre 2008

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